9° Caos
Il quadro è fatto di aria
I movimenti e la proclamazione
Pensiamo di più alle cose inutili
Questo scritto è l’estratto di un articolo che ho pubblicato nella rivista di poesia infantile Kirin (Giraffa) del febbraio, marzo e aprile del 1962. Se lo rileggo ora non è così nuovo ma allora pensavo che fosse una cosa molto radicale. Nel frattempo Kirin ha finito di pubblicare, forse probabilmente la causa è stata il mio scritto.
“Quale delle due cose è la più importante le cose utili e le cose inutili. E naturalmente sono molto più importanti le cose inutili”
Se pensi un attimo sembra che sia meglio fare le cose utili. Sicuramente non è male se fai qualcosa di utile e porta giovamento a qualcun’altro. Non c’è bisogno di spiegare che tante persone lavorano per essere utili alla società e grazie a tutto ciò noi viviamo in modo agiato.
Di fatti i mezzi di trasporto sono comodi e la sera è illuminata e nella notte fredda possiamo vivere con calore, ma tutto questo è sempre una organizzazione per fare qualcosa, ma non è la cosa finale. Per esempio anche per il denaro, se abbiamo tanti soldi possiamo fare quel che vogliamo, perciò tutti vogliono i soldi. Tuttavia se lo scopo di vivere è quello di ottenere i soldi si confondono le priorità.
Questo tipo di persone siccome non hanno mai pensato seriamente alle cose inutili non hanno saputo cogliere le cose veramente belle, tranne le cose utili.
Qualche anno fa ho visto un film che tratta della vita di Picasso. Mi sono stupito non solo di come Picasso dipingesse un bel quadro in modo semplice, ma come si diver- tisse con i tubi di terracotta che trovava in strada. Appena li trovava, subito iniziava a giocare con questi, facendo e creando una forma di uomo o delle facce. Mi sono stu- pito non perchè Picasso creasse una bella figura di uomo con questi materiali ma che lui si divertisse come un bambino senza esitazione e in modo molto spontaneo.
Queste azioni non erano per lo studio di qualcosa e neanche un esercizio per fare una scultura, ma soltanto lo divertivano in modo naturale come un bambino. Allora ho capito il perché nella pittura di Picasso vi è tanta ricchezza. Quando tro- viamo i sassi o le mattonelle, o tubi di terracotta, chiunque ha voglia di giocare con questi. Infatti i bambini piccoli si divertono con questi materiali, spesso anche nei cantieri in cui in realtà non possono entrare. Il cuore del bambino puro è veramente bello… se dico così la maggior parte degli adulti concorda con me dicendo “è vero, questo è il tesoro più importante dell’essere umano”. Ma in realtà, nella società non vedo altro che tutti quanti rompono questo tesoro meraviglioso.
“Devi fare le cose utili senza far niente”. Sei un “buono a nulla” (quindi devi fare cose utili…).
Anche nell’educazione all’arte è la stessa cosa. Avevamo l’idea che studiando l’arte saremmo diventati bravi nello scegliere un buon accessorio o un bel disegno di Kimono. Tuttavia secondo me i bambini dipingono non per dipingere bene o diven- tare bravi a scegliere una cravatta, ma per il vero scopo, quello di annullare le cose utili. Se quello che studiano nella scuola sono tutte cose utili diventeranno uomini senza gusto, è una cosa terribile! Mentre la cosa più utile per l’essere umano è quello di realizzare o pensare alle cose inutili.
Cultura vuol dire conservare la casa del vagabondo
Generalmente quando il pittore dipinge cambia il progetto iniziale, per esempio se i colori non sono ben asciugati si mischiano con i nuovi colori. Così questo cam- biamento imprevisto è nuovo, quindi rimane. Ma per l’architettura non può avvenire in questo modo. Prima si prepara il progetto e in base a questo si costruisce. Per que- sto motivo pensavo che l’architettura fosse meno interessante della pittura perchè non esprime direttamente il cuore dell’uomo. Invece ho scoperto un’architettura che aveva proprio il cuore dell’uomo.
Qualche anno fa ho visto la fotografia di una casa che ha creato un vecchio vaga- bondo nella periferia di Hakata. La sua casa è stata fatta coi rottami metallici e pezzi di legno portati dal fiume Nakagawa di Hakata. Ha utilizzato pali elettrici come soste- gno e man mano vi ha costruito intorno. È molto interessante che questo fiume porti ogni tipo di oggetto. Come decorazione interna sono state incollate, su tutte le pareti, le foto di nudi di riviste recuperate dalle strade. Ma prima di tutto mi colpisce la gran- dezza dell’uomo e il suo calore. Mi tolgo tanto di cappello per la sua ossessione.
È un’opera unica. Posso dire che questa è la cultura.
Tuttavia la costruzione di questa casa è stata demolita dal Comune e l’anziano vagabondo è stato messo nella casa di riposo. Questo è il tipico modo di fare strate- gia politico-culturale in Giappone.
La cultura non vuol dire costruire un edificio con i marmi luccicanti, o una cosa di lusso con tanti soldi. È un’azione che compiono le persone che hanno perso la cul- tura. Invece ristrutturare e conservare quella casa del vagabondo è creare un luogo di richiamo ad Hakata, questo è cultura.
Se la stessa cosa succedesse in Europa, la gente europea subito l’avrebbe trasformata in un punto di richiamo. In Giappone si mischiano l’arte e il comune senso etico. Il vagabondo è sporco ma questo fatto non c’entra niente con l’arte.
Quando venne inaugurato il Centre Pompidou di Parigi sono andato a visitarlo. Al piano terra nell’atrio c’era una mostruosa opera di Tinguely. Tinguely è uno scultore che realizza sculture mobili con rottami metallici. Quel che ho visto nel Centre era un mostro di rottami mobile grande come un’abitazione giapponese.
Generalmente, soprattutto per l’inaugurazione di un museo, all’ingresso si mette un’opera “maestosa”, “raffinata”, “che ha profondo significato”, “sicura” o “realizzata con materiali di pregio”, etc. tuttavia quest’opera non corrispondeva a tutto ciò. Invece dava l’impressione di essere sporca e povera, leggera e inconsistente.
Avevo l’impressione che si muovesse come l’ultima, disperata lotta di una fabbrica di rottami che stava fallendo. Erano molto interessanti anche quei rumori che non erano affatto piacevoli. Quando sono entrato all’interno del grembo di questo gigantesco mostro c’erano carte da disegno che erano state fissate agli angoli con la spillatrice. Solo i cartoni sono stati installati come una cosa molto importante ed erano illuminati. Dicono che questo è il cappello che indossava Marcel Duchamp. Insomma non vi era nessun motivo perché fosse installato nel museo più importante del mondo, anzi sono delle cose che tutti gettano via. Invece in questo modo era nuovo e commovente. Questa è la saggezza della gente di Parigi. Se quel vagabondo avesse una casa a Parigi avrebbe ottenuto un posto di richiamo molto famoso.