Mostre Personali
Prefazione a cura di Giuseppe Morra – Presidente Associazione Shōzō Shimamoto
Abbiamo collaborato con ShōzōShimamoto, sull’humus fertile dei luoghi campani, ove la sua poetica ha assorbito e plasmato spazi di bellezza invadendoli di suoni e colori in dialogo con il passato. Samurai dei colori, ha riconfigurato i simboli cristallizzati della bellezza e del sacro reinterpretando con la pittura le effigi di Buddha, Psyche, Nike, Venere e ha veicolato messaggi di irenismo. L’energia organica della materia pittorica che erompe dall’automatismo del suo gesto calligrafico è vitalismo percettivo ed esistenziale. A piazza Dante, nel corso della performancedel 2006,Un’Arma per la pace, Shimamoto da quaranta metri d’altezza ha mirato con il colore una grande tela, sulle note di Rombo di suono scintillante per Dante, Beatrice e Virgilio di Charlemagne Palestine.
La sinergia dei due artisti, tutta tesa all’alterità del linguaggio, ha attivato la possibilità di un rapporto complesso con la storia, con l’arte e con la letteratura, aprendo a immaginari distanti dallaprecettistica. Nell’ambito delle opere/evento Tra Oriente e Occidente (2008) Shimamoto è intervenuto a Napoli, a Capri e a Punta Campanella, per indagarne le stratificazioni culturali. L’espressività dinamica della pittura ha delineato azioni in cui riecheggiava la millenaria unione dei popoli dell’Est e dell’Ovest: il movimento suono – colore ha incontrato le evidenze della bellezza del contesto.D’altro canto, l’artista ha dato vita a palpabili sinestesie, nello splendore del giardino della Certosa di San Giacomo, gettando colore contro strumenti musicali e lunghe tele distese sul suolo.
A Punta Campanella ha inondato di cromie mannequin-spose danzanti, contrapposte alle statue icone della storia dell’arte. L’innocenza del gesto del bambino è traccia mnestica che sostiene la pulsione delle sue azioniin linea con la complessità del vivereemotivo. Quando Shimamoto infrange la pittura sulla tela candida, il processo di creazione sfocia in una teatralità che annulla la separatezza di evento ed opera.Si disinnesca l’ideologia individualista del creatore isolato e il feticismo dell’opera, che si apre alla possibilità di stare al mondo offrendo se stesso:raffinato mezzo per raggiungere un senso di universale comunione.